Pace del Mela e la Grande Guerra
a cura del prof. Franco Biviano
a cura del prof. Franco Biviano
Giovani vite spezzate nel fiore
degli anni, madri e spose private degli affetti più cari, orfani costretti a
crescere senza il sostegno della figura paterna: questo ha lasciato ovunque la
disastrosa guerra del 1915-1918,
definita per antonomasia «la Grande Guerra». Anche Pace del Mela, all’epoca
ancora frazione di Santa Lucia del Mela, ha dato il suo contributo di sangue e
di dolore attraverso il sacrificio assurdo di tanti ragazzi, tolti alle
fruttuose fatiche dei campi e schierati lungo un lontano fronte innevato e
ventoso, da cui non avrebbero fatto ritorno, stroncati dalle pallottole nemiche
o dagli inusuali rigori alpini.
Dal capofamiglia Fortunato Costa,
classe 1877, deceduto a quarant’anni in un ospedale di Bologna, agli appena
diciottenni Giuseppe La Rosa, Giovanni Francesco Pagano, Antonino Parisi e
Stefano Parisi, chiamati alle armi negli ultimi mesi di guerra, furono ben
venticinque i giovani del «Villaggio della Pace» rubati alle loro famiglie dall’«inutile strage» (parole di Benedetto
XV) e caduti per la patria.
I loro nomi vennero subito
scolpiti sul freddo marmo di una lapide, collocata davanti alla chiesa madre,
sopra un cippo innalzato sulla piazza Santa Maria della Visitazione, allora
molto frequentata, perché il loro ricordo fosse quotidiano e perenne monito per
le generazioni future. In loro onore poi, nel 1930, il nuovo Comune nato nel
1926 creò, nella medesima piazza, il «Parco della Rimembranza», secondo la
proposta lanciata nel 1922 dal sottosegretario alla Pubblica Istruzione Dario
Lupi. Furono gli alunni delle scuole primarie, allocate in quegli anni
nell’adiacente palazzo Caprì, a mettere a dimora le venticinque piantine di
acacia, ognuna delle quali recava, applicata sul fusto, una targhetta in ferro
smaltato col nome, il grado, il luogo e la data di morte di un caduto (foto
n. 1 e 2).
Il rifacimento della piazza negli
anni Cinquanta spazzò via la lapide marmorea e le frondose piante del Parco,
lasciando che il ricordo dei caduti della Grande Guerra, cui se ne erano
aggiunti nel frattempo altri trentasette periti in un secondo devastante
conflitto mondiale, fosse affidato unicamente a una grande lapide (foto n. 3)
collocata nel 1960 nell’atrio della Casa Comunale appena costruita nella
ribattezzata piazza Municipio (già piazza del Popolo e piazza Regina
Margherita), nuovo baricentro del paese.
Una sola salma, fra quelle dei
caduti pacesi nella Grande Guerra, riuscì a varcare la soglia del camposanto
del proprio paese: quella di Santino Diecisole (foto n. 4), classe 1881,
morto di broncopolmonite in un ospedale da campo nel rigido gennaio del 1917, a
35 anni, lasciando la moglie e due bimbi in tenera età. Le altre ventiquattro
salme, rimasero sparpagliate in
altrettanti cimiteri d’Italia. Come quella di Stefano Parisi (fratello di padre
Giovanni Parisi, apprezzato storico della Valle del Mela), collocata
inizialmente nel cimitero napoletano di Poggiorale e traslata nel 1929 nel
Mausoleo Schilizzi, a Posillipo (foto n. 5).
Molti furono i pacesi reduci
della Grande Guerra, dei quali è impossibile anche semplicemente abbozzare un
elenco. Vengono alla mente i nomi del dott. Eugenio Cucinotta, di Giuseppe La
Spina, di Giovanni Vaccarino, dell’avv. Giovanni Bruno, del maggiore (poi
colonnello) Pietro Schepis. Alcuni, come Domenico Ficarra, tornarono mutilati
nel corpo. Altri, colpiti da malattie contratte in seguito all’estenuante
permanenza in mezzo al fango delle trincee o nei luoghi di prigionia, si
spensero a breve distanza dal rientro in famiglia, come Giuseppe Pandolfo,
classe 1898, che morì nel 1920, due anni dopo la fine del conflitto, «vinto –
come si legge sulla sua tomba – dai rigori della lunga prigionia di guerra» (foto
n. 6). Qualcuno fortunatamente, come Pietro Giorgianni (foto n. 7 e 9),
riuscì a coronare il sogno di formare una famiglia e riprendere una vita
normale (foto n. 8).
Molto tardivamente, con la legge
n. 263 del 18 marzo 1968,
in occasione del cinquantenario della Vittoria, la Repubblica Italiana ha
riconosciuto ai superstiti della Grande Guerra l’onorificenza di «Cavaliere di
Vittorio Veneto». A Pace del Mela, la consegna del diploma e della relativa
medaglia agli aventi titolo ebbe luogo il 3 gennaio 1971, nel corso di una
commovente e partecipata cerimonia presieduta dal vice sindaco Francesco Pagano
(foto nn. 9-15).
Foto 1
Foto 2
Foto 3
Foto 4
Foto 5
Foto 6
Foto 7
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